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Il simit, punto fermo della tradizione turca, scala le classifiche mondiali

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Gli amanti della Türkiye lo sanno bene: il simit é lo street food per eccellenza, che incontra il gusto di grandi e piccini, stranieri ed autoctoni. La ciambella al sesamo, venduta in ogni angolo delle strade cittadine o negli appositi buffet di quartiere, é un elemento imprescindibile nella cultura turca. Accompagnato da un çay, condito con formaggio e/o pomodoro e affiancato a olive, marmellata o cioccolata spalmabile, questo tipo di pane ha recentemente raggiunto un alto livello di fama mondiale. Nelle scorse settimane, infatti, la rivista CNN Travel ha presentato una lista dei pani più popolari su scala mondiale, che vede il simit come un punto fermo della tradizione turca, sia per il suo uso diffuso che per il gusto peculiare. Descritto come una ‘crosta carbonizzata che aggiunge una leggera dolcezza al pane’,il simit viene dunque incoronato quale vero e proprio principe della tavola di Türkiye. In fondo le radici della sua storia risalgono all’Impero Ottomano: alcuni studi dimostrano che sia stato prodotto per la prima volta a Istanbul nel 1525. La tradizione narra che, nate alla corte del Sultano Solimano il Magnifico, queste ciambelline venissero fatte cuocere in forno fino a raggiungere una certa croccantezza e doratura, tali da dover richiamare il colore delle monete d’oro. Lo stesso Sultano, amante di questa prelibatezza, si distinse per donarle, nelle sere del mese di Ramadan, ai soldati di guardia a palazzo, che in questo modo spezzavano il digiuno. In base ai numerosi documenti amministrativi dell’epoca, il simit venne standardizzato in base a peso e prezzo per la prima volta nel 1593, gettando le fondamenta della consuetudine che dura ancora oggi. La presenza del simit nella quotidianità di allora, e tramandata fino ad oggi, è testimoniata anche a livello artistico. Lo scrittore e viaggiatore Evliya Çelebi scrisse che già negli anni ’30 del 1600 a Istanbul c’erano settanta panetterie di simit, capaci di sfornare per ben cinque volte al giorno, e circa trecento erano i venditori che si aggiravano per la città. In vari dipinti dell’epoca ricorre l’immagine del simitçi ( venditore di simit), riconoscibili  per sapere trasportare le ciambelle adeguatamente infilate su alcuni lunghi bastoni, fissati eventualmente su carretti o portati a mano. Insomma, i simit per la  capacità di saziare facilmente, per il basso costo e per il facile reperimento, si sono imposti da subito come un popolare cibo da strada che incontrava il gusto e le esigenze di tutti. Oggi è facilissimo imbattersi in un simitçi e nel suo tipico carretto, mentre in alcune vie più popolari e nelle cittadine dell’entroterra si incontrano ancora uomini che con grande maestria camminano portando sulla testa un vassoio di legno ricolmo di pani appena sfornati. Svegliarsi al richiamo di ‘taze simit’ ( simit fresco) o sıcak simit ( simit caldo) è una vera e propria consuetudine che non solo aiuta il risveglio, ma agevola logisticamente il problema dell’acquisto per la colazione. In molti affacciandosi alla finestra riescono a intercettare il venditore e a richiedere il numero esatto di ciambelle di cui necessitano. Più spesso, il simitçi è più facilmente individuabile per il carretto rosso che puntualmente al mattino è preso d’assalto da chi per strada si reca al lavoro di gran lena. Sebbene già nelle prime ore del pomeriggio si corra il rischio di rimanere a bocca asciutta, diversamente dal venditore di strada, i buffet e le panetterie continuano la vendita. Oggi, quasi in una logica campanilistica, le maggiori città di Türkiye competono sulla qualità del prodotto offerto: in molto ritengono che il vero e più saporito simit sia quello di Ankara, sempre fresco e croccante, mentre in tanti difendono la paternità di Istanbul. In tale simpatica diatriba si inserisce anche Izmir, dove il simit prende il nome di ‘gevrek’, che riporta all’idea di croccantezza, pur rimanendo sempre morbido dentro. Insomma, questa semplice ciambellina ricoperta di sesamo sembra essere un vero e proprio ever green, in quanto non passa mai di moda e genera addirittura un certo entusiasmo, soprattutto tra gli expat che sono arrivati a proporre di introdurre un’ ‘emoticon’ di messaggeria istantanea dedicata. E noi, che siamo golosoni, non possiamo che continuare a fare il tifo per il simit, vero e proprio simbolo della tradizione turca che oggi svetta nelle classifiche mondiali per la sua speciale prelibatezza.

 

E dunque a tutti, afiyet olsun! ( Buon appetito)

 

A cura di Valeria Giannotta

 



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