Dal mondo turco-italiano

Dalle maioliche turche alle italiane

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Dal mondo turco-italiano

 

Il dono dell’ambasciatore sammarinese in Türkiye Giorgio Girelli all’ambasciatore turco in Italia Ömer Gücük in occasione del centenario della fondazione della Repubblica turca è stato uno di quei gesti simbolici carichi di cultura e storia che vanno oltre ad un ordinario rituale diplomatico. Non si trattava di un accordo di pace tra i due paesi che tecnicamente sono ancora in guerra. Ebbene sì, la Repubblica di San Marino si è trovato nel fronte opposto della Türkiye alla fine della prima guerra mondiale ma non ha firmato né l’Armistizio di Mudros né il Trattato di Losanna. Chiaramente, il fatto è del tutto trascurato nelle relazioni tra i due Paesi e nell'incontro di Roma. L’ambasciatore Girelli ha consegnato una maiolica con l'effigie di Atatürk e con una dedica al popolo e alle autorità turche prodotta artigianalmente ad Urbino, una zona di produzione della ceramica rinomata sin dal Rinascimento. Anche San Marino di distingue per questa tradizione artigianale stando geograficamente a cavallo tra le Marche e la Romagna.

Quest’ultima fu un centro ceramico di primaria importanza sin dal Medioevo in particolare la città di Faenza che è diventata famosa con i bianchi di Faenza molto apprezzati nel Rinascimento e ha dato il nome alla maiolica in diverse lingue tra cui in turco: fayans. La tecnica della ceramica di Faenza o di altre città italiane è giunta dal Vicino Oriente che vantava per secoli la migliore produzione nel mondo. Il nome di maiolica in italiano che fa riferimento al porto di Maiorca ovvero il centro di commercio della ceramica aragonese, a sua volta ereditata da quella moresca, rivela il viaggio di questa arte.

In realtà, Palermo islamica in quanto capitale dell’Emirato di Sicilia è stato il primo centro di produzione di ceramiche note con colori accesi il blu cobalto, il verde e il bianco. Il tutto si deve all'architettura islamica che si è caratterizzata dalle decorazioni con gli intrecci geometrici, le figure floreali e la calligrafia araba. La tecnica si perfezionò dal XIV secolo e arrivò alla sua apice in Türkiye con l’Impero ottomano e in Iran degli safavidi. La Moschea di Sultanahmet, detta anche Moschea Blu per le sue piastrelle in blu intenso, la Moschea di Solimano il Magnifico e il Palazzo di Topkapı rappresentano la maestria dell’artigianalità turca di questa arte antica. I colori più usati, insieme al blu, sono il verde smeraldo, il rosso e il turchese. Quest’ultimo prende il nome appunto dai turchi che l’hanno introdotto all’Europa sia con l’uso nelle ceramiche sia con il commercio della pietra il turchese. Le maioliche sono chiamate in turco çini ovvero “alla cinese” in riferimento all’adattamento degli elementi della ceramica cinese alla tradizione islamica.

L'antica Nicea che vantava già della produzione degli oggetti di terracotta, decorati con smalto, assunse sotto gli ottomani il nome di İznik e divenne la capitale delle maioliche turche. L’unicità di İznik çinisi è attribuita alla perfezione della tecnica della ceramica vitrea con l’ottenimento di una superficie bianca su cui applicare i disegni. L’innovazione tecnica venne compiuta con l’ispirazione dalla ceramica cinese molto apprezzata nel mondo islamico. Le pregiate piastrelle di İznik vennero usate per decorare gli interni delle moschee e dei palazzi in tutto l’impero.

Oggi la produzione artigianale continua soprattutto a İznik e a Kütahya ed è riconosciuto come del patrimonio culturale dell’umanità. I reperti archeologici della ceramica di Mileto permettono di tracciare una tradizione artigianale risalente dell’antichità in questa zona e confermano l’Anatolia come la terra di civiltà e di fusione delle culture. La Cappadocia fu un centro della produzione della terracotta sin dall’antichità utilizzando l’argilla di Kızılırmak ovvero il fiume “rosso” che prende il nome dal colore della terra in alto del bacino. Oggi il piatto tipico della zona è la carne di agnello cotta insieme alle verdure in terracotta. Il gesto dell’ambasciatore si lega alle tradizioni di due terre che hanno modellato l’arte della ceramica e dimostra l’amicizia tra i popoli che non conosce i limiti. Durante l’incontro si è parlato anche della fornitura di una speciale argilla da parte della Türkiye ad un’azienda sammarinese che rischiava di fermare la produzione dopo la chiusura a causa della guerra del mercato ucraino.



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