Direzione Türkiye

La Türkiye aggiunge nuovi siti alla Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO

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E’ nota a tutti la leggenda del Re Mida, il cui tocco trasformava tutto in oro. Ma forse in pochi sanno che la cittá cardine del suo regno si trova in Türkiye e che più recenemente é stata iscritta nel patrimonio mondiale dell’UNESCO insieme a  cinque moschee anatoliche di epoca medioevale.  Nell’ultimo summit che si é tenuto il mese scorso, dal 10 al 25 settembre, a Riyad, il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO ha svelato 42 nuove aggiunte alla Lista del Patrimonio Mondiale. L’antica cittá di Gordion, che si trova a circa 90 kilometri da Ankara, é entrata dunque a pieno diritto nell’elenco delle meraviglie internaionali. La sua storia risale a quasi 4.500 anni fa, all'inizio dell'età del bronzo e il sito è conosciuto come la capitale di un regno indipendente, la Frigia, fondato dopo il crollo dell'impero ittita. I resti furono rinvenuti quasi casualmente nel 1890 durante la costruzione dell’ambiziosa rotta ferroviaria Berlino-Baghdad da parte di una compagnia turco-tedesca. Prima di allora, non si aveva contezza della posizione geografica del luogo e fu solo con l’avvio degli scavi a inizio del nuovo secolo che diversi tumuli del regno frigio videro la luce. Tuttavia Gordion rimase intattata fino agli anni’50 quando una squadra di esperti e archeologi dell’universitá della Pennsylvania ripresa a scavare. Si tratta del centro del regno frigio che governava gran parte dell'Asia Minore all'inizio del primo millennio a.C. e, grazie alla sapiente e paziente opera degli addetti ai lavori, con il tempo é riemersa una cittadella frigia della fine del X e IX secolo a.C., inisieme a mosaici in pietra decorati, ritenuti i primi al mondo e al terzo tumulo funerario più alto del mondo, che si ritiene che sia stato costruito dal re Mida per suo padre, Gordias, il primo re di Gordion. Tra le altre cose, ci sono margini per pensare che lo stesso Mida sia stato sepolto nel sito dopo il suo regno nel 700 a.C.. Rimarrete però delusi ad apprendere che in veritá nessuna traccia di oro é sata rinvenuta nella sua camera funeria. L’unico elemento che ricondurrebbe al dorato sarebbe il sudario ricoperto di un pigmento inorganico chiamato ‘goethite’ che ha conferito al materiale un aspetto dalle tinte dell’oro. Senza dubbio, Gordion era un luogo importante e la letteratura classica ne fa spesso riferimento. Nel 333 a.C. Alessandro Magno, per adempiere a ciò che era stato annunciato in una profezia, si impegnò a conquistare l’Anatolia e  a sottrarla ai persiani. Secondo la profezia, infatti, chiunque avesse sciolto il nodo sarebbe diventato padrone dell'Asia. Tuttavia, Alessandro non riuscendo a scioglierlo, lo tagliò, dando così origine all'espressione 'tagliare il nodo gordiano', che in altri termini significa trovare una soluzione rapida ed efficiente a un problema difficile.  Mentre gli scavi continuano, la squadra si é impegnata anche a trovare la base dove sarebbe stato esposto il Nodo Gordiano; con ogni probabilitá si tratta di una sfinge d’oro e di avorio, risalente al 575 a.C., volta a decorare il trono all’interno del complesso. Ci troviamo davanti a bellezze rare, che trasudano storia e scampoli di civiltá. In tale ricerca e preservazione del bello, rientrano anche cinque moschee in legno costruite tra la fine del XIII e la metà del XIV secolo in diverse parti della Türkiye. La loro aggiunta all'elenco del Patrimonio dell’Umanitá è stata effettuata con il titolo di ‘proprietà seriale’, ovvero più strutture in luoghi diversi. Nello specifico, il riferimento é  alla Moschea Ulu nella provincia anatolica centrale di Afyon; la Moschea Ahi Serefeddin ad Ankara; la Moschea Sivrihisar Ulu nella provincia anatolica centrale di Eskişehir, la Moschea Mahmut Bey nella provincia di Kastomunu sul Mar Nero e le Moschee Esrefoğlu nella provincia anatolica centrale di Konya. Sono opere architettoniche note per le abili sculture in legno e i manufatti utilizzati nelle loro strutture, negli accessori architettonici e negli arredi, che oggi si ergono a belllezza contemplata e preservata a livello internazionale. Tutto grazie alla Türkiye, un Paese composito dall’inestimabile ereditá artistica e culturale.

 

A cura di Valeria Giannotta



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