Agenda - Cosa sta succedendo in Tunisia

L’analisi sulla situazione in Tunisia di Murat Yesiltas, il direttore delle ricerca di sicurezza.

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Agenda - Cosa sta succedendo in Tunisia

In Tunisia c’è la peggiore crisi politica dalla primavera araba. La sera del 25 luglio, il presidente tunisino Saied ha annunciato l’interruzione delle attività parlamentari per 30 giorni. Tra le misure prese da Saied vi è stata anche la sospensione dell’immunità per tutti i deputati, mentre il capo di Stato ha assunto la guida dell’esecutivo, in collaborazione con un nuovo governo e un premier che verrà nominato da lui stesso.

Dalla  “Rivoluzione dei Gelsomini” erano prevedibili i segni di una crisi molto seria che stava avvicinandosi. Dal gennaio, in molte città della Tunisia migliaia di persone hanno iniziato a protestare contro la grave crisi economica, contro le disparità sociali e soprattutto contro la politica del Governo, ritenuto corrotto e incapace di gestire i veri problemi del Paese. Si parlava di un disaccordo tra il premier Mechichi ed il presidente Saied. Saied non confermava la nomina di 11 ministri, tra cui anche il ministro dell’Interno.

Saied che è stato eletto al secondo turno delle presidenziali , e’ il professore di diritto costituzionale. Saied ha una posizione contraria ai partiti politici. Saied che critica la democrazia rappresentativa e si richiama all’idea di democrazia diretta, mostra caratteristiche populiste. Dalla rivoluzione del 2011 riesce a raggiungere le masse che si lamentano che il sistema parlamentare non trova soluzioni ai problemi. Ennahda,  considerato negli ultimi anni il maggiore partito politico tunisino, e’ rimasto al mirino di diversi attacchi. Oggi invece Saied ha annunciato l’interruzione delle attività parlamentari per 30 giorni  e ha assunto la guida dell’esecutivo. Sembra molto difficile per Saied trovare soluzioni ai problemi politico-economici della Tunisia. Saied, ispirato dal golpe di stato di Sisi in Egitto, ipotizza di ricevere asisistenza finanziaria dai paesi golfici. E’ noto che gli Emirati arabi uniti sono attivi da tempo in Tunisia. A tal riguardo, si puo’ parlare di una nuova mossa di status quo da parte dei paesi golfici.

Rachid Ghannouchileader del partito di opposizione Ennahdha, ha dichiarato che si tratta di “un colpo di stato contro la costituzione e le istituzioni e ha invitato i tunisini a protestare questo tentativo. La democrazia della Tunisia sta affrontando una prova molto seria. Il colpo di stato del presidente Saied non indica solo alla crisi politica della Tunisia, vista come l’unica democrazia nel mondo arabo. Ma minaccia anche l’esperienza di democrazia praticata dagli islamisti del mondo arabo. Il generale golpista della Libia Haftar ha preferito di collegare il colpo di stato del 25 luglio in Tunisia alla questione dei fratelli musulmani.

Negli ultimi decenni Rachid Ghannouchileader del partito di opposizione Ennahdha, stava eseguendo una politica notevolmente equilibrata. Infatti ha fatto compromessi ai circoli laici creando coalizione con i partiti liberali e di sinistra. In piu’, nel 2016 aveva annunciato che in Tunisia non c’e’ spazio per la politica islamista e si e’ definito come “un democratico musulmano”.

In occasione del decimo congresso del movimento di Ennahda Ghannouchi ha annunciato l’adozione di una mozione secondo la quale l’attivita’ politica di Ennahda sara’ separate da quella religiosa. Con questa ultima crisi, non solo la democrazia tunisina ma anche Ennahda e Ghannouchi stanno affrontando una prova molto dura. Ankara invece ha chiesto di ripristinare il prima possibile la stabilità istituzionale e in particolare la ripresa dell’attività parlamentare. Le capitali europee invece rimangono indiffirenti davanti alla situazione in Tunisia. Ancora una volta hanno preferito di mantenere i propri interessi ma non la democrazia. La situazione restera’ ancora molto critica anche per le prossime settimane per il futuro del paese. Il congelamento della democrazia colpirebbe negativamente la regione. L’unica soluzione e’ creare un clima politico che assicuri la salvaguardia della democrazia.

 

 

 



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