Turchia chiama Italia

Quell’amore turco-italiano- Betül Ulufer

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Turchia chiama Italia

Ci sono percorsi che si incrociano e segnano il cammino in modo definitivo. Vale per tutti e per ogni tipo di rapporto. Strade che si intraprendono, direzioni che si invertono, viaggi che si aprono con nuovi orizzonti. In fondo è camminando che si apprende, si conoscono persone, si acquisisce consapevolezza. E la via verso l’Italia di Betül Ulufer sommarizza un po’ tutto questo: la bellezza dell’inaspettato e la magia delle coincidenze. Da Ankara a Milano il passo è stato breve, ma pieno di tante cose. Timori, emozioni, audacia, coraggio e passione.  ‘La prima volta che sono venuta in Italia era l’anno 2000. Sono arrivata con un tour organizzato che partiva da Istanbul e mi ha portato a visitare i posti più belli d’Italia. Mi ha impressionato tutto positivamente ed alla fine del viaggio mi sono ritrovata innamorata di questo bellissimo paese. Ricordo di aver pensato: ‘come sarebbe entusiasmante vivere in un paese cosi bello!’’, esordisce Betül ripercorrendo le tappe di quello che è diventato il suo percorso di vita. Che i sogni siano desideri in fondo lo abbiamo appreso dalle fiabe quando eravamo piccoli, ma la verita’ e’ che quegli stessi sogni non devono per forza essere destinati a rimanere nel cassetto. Infatti, guarda caso, quella stessa estate nella splendida cornice di Marmaris avviene l’incontro con colui che da li’ a qualche anno l’avrebbe condotta in Italia, diventando suo marito. Solo due anni dopo Betül arriva a Milano per essere la Signora Zamboni, lasciandosi alle spalle una professione di tutto rispetto come insegnate di filosofia, psicologia, sociologia e logica nel più noto liceo privato di Ankara. Una scelta sicuramente non facile che, tuttavia, si è dimostrata vincente. ‘I primi tempi sono stati difficili perché non parlavo italiano; quando uscivamo io non capivo niente… parlavo inglese, ma pochi lo capivano’, racconta, ricordando le difficoltà iniziali superate dopo poco grazie alla frequenza assidua di un corso di italiano organizzato dal Comune di Milano, che le ha permesso di acquisire le basi della lingua. Da autodidatta si è poi perfezionata, iniziando anche a offrire traduzioni che l’hanno poi condotta a lavorare per un lungo periodo presso l’ufficio commerciale del Consolato Generale di Turchia a Milano. E’ il 2010 quando Betül Ulufer torna alla sua prima passione: l’insegnamento. Oggi impartisce lezioni sia di turco che di italiano a un pubblico di studenti vasto e variegato così come varie sono le attività che la tengono impegnata. ‘Da quattro anni organizzo degli incontri con i miei studenti italiani per leggere romanzi turchi. Sono incontri nei quali impariamo a vicenda nuove cose sulle due culture e sulle due lingue e lo facciamo  attraverso la letteratura turca,  della quale sono personalmente innamorata. E mi fa tanto piacere vedere che anche i miei studenti si entusiasmano a imparare la cultura e la lingua turca’, ammette Betül con un certo orgoglio. Insegnare la propria lingua è una vera e propria fonte di soddisfazione e felicità, soprattutto quando dall’altra parte ci sono studenti motivati e particolarmente interessati. ‘Generalmente i miei studenti imparano il turco perché hanno un fidanzato o una fidanzata turco/a, altri invece perché’ fanno business con la Turchia. In entrambi i casi si stratta di persone che hanno già visitato il Paese e lo conoscono bene. Poi ci sono quelli che vengono per un interesse meramente personale e magari non sono mai stati in Turchia. Ho notato , inoltre, che negli ultimi anni le serie TV Turche hanno destato una certa curiosità verso il Paese e la sua lingua. Ad esempio, una studentessa di 65 anni ha cominciato a studiare il turco con me perché le piacciono i film turchi e li segue molto ’, racconta hoca Ulufer che piu’ recentemente e’ diventata titolare del corso ‘Lingua e Cultura della Turchia’ nel dipartimento di Scienze Linguistiche dell’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Là a che fare con un audience più giovane, ma altrettanto motivato e curioso delle dinamiche attuali della Turchia. ‘Nelle mie lezioni, attraverso la lingua, parlo anche della cultura turca e, ovviamente, ogni tanto scopro l’esistenza di alcuni pregiudizi che in realtà provengono dalla mancanza di informazioni aggiornate. Spesso la Turchia si confonde con il mondo arabo e il turco con la lingua araba. Anche se abbiamo alcune parole in comune, la struttura del turco è completamente diversa così come la cultura…’, ammonisce la Prof. con una nota severa.  ‘Tuttavia, ho sperimentato che parlando di Turchia, contribuisco a cambiare la percezione e a diffondere a far conoscere meglio il Paese', puntualizza entusiasta. In fondo, insegnare la propria lingua vuol dire rappresentare il proprio Paese. ‘La lingua è uno degli strumenti più importanti della cultura di ogni paese. In altre parole, la cultura si trasmette anche tramite la lingua. A lezione parlo delle nostre abitudini, la nostra mentalità, i nostri cibi, le caratteristiche del popolo turco, spiego un po’ della nostra storia, della Moderna Repubblica fondata da Atatürk. E’ come se mi sentissi responsabile di spiegare e raccontare il mio Paese e ho l’impressione di riuscirci: noto che i miei studenti, conoscendo la Turchia un po’meglio, l'apprezzano di più. Non dimenticherò mai che giorno un mio caro studente italiano è venuto a lezione con una t-shirt con stampata l'immagine di Atatürk. Oggi lui lavora in Turchia e anche gran parte dei miei studenti italiani passano le vacanze in Turchia’, racconta soddisfatta. Certamente, chi ha un po’ a che fare con il turco è consapevole delle difficoltà sintattiche e lessicali di questa lingua; la sua peculiarità è spiegata molto bene dall' hoca. ‘La lingua turca appartiene alla famiglia Uralo-Altaico, è una lingua agglutinante, cioè fa uso dei suffissi: al posto delle vostre preposizioni, noi abbiamo i suffissi, per cui la parola può diventare lunga. Questa è certamente la principale difficoltà, ma in cambio non ci sono gli articoli’, ironizza, specificando: ‘il turco è una lingua molto ben strutturata, composta, matematica, con regole fisse: questo rende facile capire la grammatica. Invece, potrebbe essere difficile comprendere le persone mentre parlano. Tuttavia, non è difficile a livello di pronuncia in quanto i suoni delle lettere non cambiano a seconda della lettera che viene dopo, cosa che succede invece in italiano'. Un amore profondo quello per la professione e per la propria cultura, che è traslato in senso bidirezionale: Betül Ulufer è impegnata anche a insegnare italiano ai giovani turchi arrivati da poco in Italia. ‘Il mio lavoro non si conclude con la spiegazione delle regole grammaticali; dedico molta attenzione ai modi di dire, alle espressioni, alla cultura e alla mentalità Italiana… Insomma, conosco bene tutte le difficoltà di entrambe le lingue’, conclude riferendosi alla grande affinità tra le due culture e all’accoglienza che l’Italia le ha riservato. In questi anni Betül non si è mai sentita sola o discriminata. In tutto questo, Milano ha un posto speciale, non solo perché è una città versatile e vivace dal punto di vista culturale, ma soprattutto perché’ è diventata il centro della sua vita. ‘A Milano c’è la famiglia di mio marito, i miei amici turchi e quelli italiani, ci sono i miei studenti. Ormai in questi 18 anni qui ho costruito una vita  e ne sono molto soddisfatta’, chiosa.  In fondo, da quelle parti si è soliti dire: ‘Milan l’e’ on gran Milan’ ( Milano è una grande Milano’): una citta’ piena di tutto, opportunità e soddisfazioni comprese. Come quelle che hanno portato in TV la prof. Betül come protagonista di più di un programma televisivo dedicato a immigrazione e  alla Turchia. E allora Bravo hocam, iyiki varsınız!

 

A cura di Valeria Giannotta



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