Direzione Türkiye

La Pasqua di Izmir e la vivacità della piccola comunità cristiana

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A Izmir, nel cuore dell’Egeo, c’e’ una piccola, ma vibrante comunità cristiana che nell’appena trascorso periodo di Pasqua si è ulteriormente distinta per bellezza e genuinitá. Come ci ha spiegato Padre Alessandro Amprino, sacerdote italiano nell’Arcidiocesi di Izmir, ‘ Per i Cristiani la Pasqua è la Festa delle feste, la più importante, senza la quale non ci sarebbero le altre. Nella settimana santa, ci sono sei celebrazioni solenni che fanno rivivere i giorni più importanti della vita terrena di Gesù: la sua morte e la sua resurrezione’. In questo spirito la partecipazione delle persone e’ stata straordinaria in termini sia di coinvolgimento che di internazionalitá. Si tratta di persone con origini e lingue diverse: gli stranieri che vivono in Türkiye, chi è solo di passaggio, ma anche turchi cristiani e alcuni curiosi che, per cultura o interesse, hanno preso parte alle celebrazioni con rispetto e desiderio di entrare in relazione con questa realtà. Si tratta di un vero incontro tra persone e tra culture che esalta lo spirito di universalitá e di fratellanza. ‘Significativa, nel senso dell’ unità e della comunione tre fedi e persone, è stata la presenza del Metropolita ortodosso di Izmir nella notte di Pasqua, che porta con sè un grande messaggio nella direzione di cercare una comunione tra le persone e le comunità. Una parte significativa della comunità cattolica è comunque rappresentato dai levantini, intesi quali individui con origini europee di diverse provenienze; a Izmir per lo più italiani e francesi, ma anche inglesi, svizzeri, maltesi, greci, i cui avi tante generazioni fa si sono recati in Türkiye per questioni di lavoro e commercio e non l’hanno mai più lasciata. Senza dubbio, i levantini hanno proprie tradizioni e culture, ma nel corso del tempo hanno contribuito a tenere viva la presenza della Chiesa cattolica e del cristianesimo a Izmir. Tuttavia, un elemento che va ad arricchire ulteriormente lo spirito pasquale di coesione, peculiare dell’Arcidiocesi di Izmir, è il pellegrinaggio nella Domenica delle Palme ripercorrendo la preghiera di Maria ad Efeso. La particolarità’ del momento è data non solo dall’affluenza dei credenti, ma soprattutto del ritrovo in preghiera nella casa che la tradizione riferisce abitata da Maria nei suoi ultimi anni di vita. Le testimonianze riporterebbero che in quei luoghi lei stessa fosse solita meditare quello che Gesù soffrÌ il giorno del suo arresto e della sua morte. Questa preghiera, è entrata presto nella tradizione della Chiesa e oggi è conosciuta come “Via Crucis”. Il clima di spontaneità e gioia in cui si muovono i fedeli di Izmir è, tuttavia, riconducibile anche all’importanza di agire in una terra importante come la Türkiye, storicamente luogo chiave luogo delle prime comunità cristiane dove l’annuncio del Vangelo fu compiuto dagli stessi apostoli. Qui, nel corso dei secoli, hanno vissuto personaggi cardine per il cristianesimo e molte pagine della preghiera e delle liturgie avrebbero trovato origine proprio in questi luoghi. Solo per fare qualche esempio, San Giovanni avrebbe scritto il suo Vangelo a Efeso; San Paolo, nato a Tarso, ha girato in lungo e in largo i territori dell’odierna Türkiye predicando e fondando nuove comunità. Prima di loro Abramo, che i tre grandi monoteismi (ebraismo, cristianesimo e islam) riconoscono come loro patriarca, sarebbe nato a Urfa. Insomma, tanti secoli fa proprio in Türkiye si sono sviluppati i grandi contenuti della fede cristiana. ‘Noi oggi viviamo dove queste grande figure hanno vissuto e dove queste vicende sono avvenute’, spiega con la luce negli occhi Padre Alessandro che parla del ‘Grande dono di poter attingere dalla loro testimonianza, poter vedere con gli occhi la testimonianze anche archeologiche di questi posti. Come se la nostra vita fosse un continuo pellegrinaggio che cerca e riceve questa ricchezza’. E’ in tal senso che il sacerdote sottolinea un profondo senso di responsabilità nel tener viva la testimonianza, non raccontando soltanto una storia archeologica, ma scrivere anche pagine belle nel tempo presente L’impegno e’ quello di accogliere gruppi, viaggiatori, pellegrini che arrivano da ogni parte del mondo anche nella direzione di aiutare ad approfondire la fede e conoscere questa terra così importante per la Cristianitá. ‘Naturalmente vivere qui la propria fede comporta anche una certa fragilità. La nostra è una piccola comunità, una minoranza, come del resto lo furono Giovanni e Paolo nel passato. Ma è anche una grande consolazione perchè noi possiamo vivere il nostro servizio presente attingendo alla freschezza dell’esempio che ci hanno lasciato. Noi abbiamo responsabilitá anche verso le altre comunità cristiane. In Türkiye sono presenti armeni, siriaci, caldei, ortodossi guidati dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I: tutti insieme possiamo essere esempio di incontro culturale, unione tra cristiani e fratellanza universale’, chiosa Padre Alessandro, sottolineando nuovamente: ‘Essere qui è un dono e una responsabilità, ogni giorno. Guardare al passato per vivere il presente e camminare con speranza verso il nostro futuro’. Certamente, in questo è fondamentale il ruolo della Diocesi di Izmir, attiva nel sostenere la fede dei cristiani di qualsiasi provenienza nel camminare con loro in comunita’. Costruire la comunità dei credenti significa essere uniti, nonostante le diversità. E su questo punto, Padre Alessandro Amprino mostra una solida convinzione: ‘Non possiamo sottrarci a dare il nostro contributo nel bene della societá civile dove viviamo, per il bene di tutti. Nel rispetto del vivere civile’. Il riferimento va anche alla Chiesa di San Policarpo, la più antica di Izmir, dove hanno lavorato alcuni artisti famosi, e che fa parte del tessuto culturale della città. Inoltre, dopo il terremoto la Diocesi si è attivata per dare il proprio contributo alle persone che si trovavano nella sofferenza e nel bisogno Come ad una finestra si può guardare fuori ed essere guardati da fuori, scoprendo le ricchezze e le bellezze reciproche, così ognuno di noi può e deve impegnarsi per costruire relazioni e fraternità. È questi la medicina per guarire il mondo sempre più affetto da sete di possesso e divisioni.


A cura di Valeria Giannotta



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