Turchia chiama Italia

Italia e Turchia contribuiscono alla ricchezza delle indicazioni geografiche europee

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Turchia chiama Italia

 

Paesi importanti, con tradizioni storiche millenarie, territori e geografie multidimensionali e tradizioni peculiari, Italia e Turchia condividono una grande ricchezza culturale, di odori, sapori  e gusti tipici che meritano di essere protetti a livello internazionale. Non stupisce, dunque, che entrambi vantino un certo successo in termini di riconoscimento dell’indicazione geografica dei propri prodotti in ambito europeo. Piu’ recentemente, le nocciole di Giresun, note come ‘Giresun Tombul Fındığı’ ( letteralmente ‘Nocciola paffuta di Giresun’) è entrata di diritto  nel registro delle indicazioni geografiche dell’Unione Europea, eAmbrosia. Secondo la normativa europea, le indicazioni geografiche stabiliscono diritti di proprietà intellettuale per determinati prodotti, le cui qualità sono specificamente legate alla zona di produzione. Le indicazioni geografiche comprendono: DOP – Denominazione di Origine Protetta (enogastronomia); IGP – Indicazione Geografica Protetta (enogastronomia); IG – indicazione geografica (bevande alcoliche e vini aromatizzati). Il sistema delle indicazioni geografiche dell'UE tutela le denominazioni di prodotti che provengono da determinate regioni e hanno qualità specifiche o godono di una notorietà legata al territorio di produzione. Le differenze tra DOP e IGP sono legate principalmente a quanta materia prima del prodotto deve provenire dalla zona, o quanto del processo produttivo deve avvenire all'interno della specifica regione, mentre IG è specifico per le bevande alcooliche e vini aromatizzati. Per la Turchia si tratta dell’ottavo prodotto registrato in IGP: le deliziose nocciole di Giresun seguono per ordine temporale, ma non per importanza o bonta’, i Baklava di Gaziantep (Gaziantep Baklavası),  i fichi di Aydin (Aydın İnciri), le nettarine di Bayramiç (Bayramiç Beyazı),  le albicocche di  Malatya (Malatya Kayısısı), le castagne di Aydın (Aydın Kestanesi), l’aglio di Taşköprü (Taşköprü Sarımsağı) e l’olio di oliva di Milas (Milas Zeytinyağı). Sul podio delle registrazioni, comunque, dopo la Francia, svetta l’Italia con un  valore economico di 15,8 miliardi di euro che contribuiscono per il 21% del valore totale dei prodotti alimentari e delle bevande protette come Indicazioni Geografiche. Nello specifico, nello schema europeo compaiono 138  prodotti italiani con Denominazione di Origine Protetta (DOP) o D.O.P. (Denominazione Origine Protetta); 83 con Indicazione Geografica Protetta (IGP) o I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta); 2  prodotti con Specialità Tradizionali garantite (STG) ( mozzarella e pizza napoletana), a cui si aggiungono 39  prodotti italiani con Indicazione Geografica (IG). Le indicazioni geografiche protette includono, tra gli altri, l’abbacchio romano; le acciughe sotto sale del Mar Ligure;l’aceto balsamico di Modena; l’Arancia rossa di Sicilia; Bresaola della Valtellina; il cappero di Pantelleria; la carota dell’Altopiano del Fucino; la Ciliegia di Marostica; la Castagna del Monte Amiata; la Cipolla di Tropea;il fagiolo di Cuneo e tante altre prelibitezze regionali. Tali liste sono concepite per regolamentare e tutelare la  denominazione di prodotti la cui specificità è determinata dalla loro origine geografica e dalla eccezionalita’ della qualita’, del  gusto, sapore, ecc. La loro importanza e’ inoltre riconducibile ai metodi di produzione utilizzati che mirano a creare uno stretto legame e rapporto di a tra il consumatore, il prodotto, il luogo di origine e le persone che lo abitano e chi lo sviluppa. In questo Italia e Turchia hanno molto da insegnare e ancora tanto da offrire. Soprattutto la Turchia, grazie alla gestione ancora molto artigianale e incontaminata  della sua produzione, soprattutto nei villaggi e nelle circoscirizionianatoliche, ha ampi margini per diffondere e proteggere il proprio patrimonio che e’ vasto e variegato. Chi conosce il Paese lo sa bene e non puo’ fare a meno di apprezzare quelle ‘maniere turche’ che riconducono a una dimensione bucolica troppo spesso dimenticata, fatta di fatica, tecniche e di riti propri da cui emerge tutto l’orgoglio e l’attaccamento alla propria terra e alla propria storia.

 

A cura di Valeria Giannotta



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