Turchia chiama Italia

Valentina Elmetti e quei suoi sogni usciti dal cassetto a Istanbul

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Turchia chiama Italia

‘Ognuno ha un sogno nel cassetto, ma a volte e’ necessario tirarlo fuori e inseguirlo’. E’ un po’ questo il motto e principio motore di Valentina Elmetti che, perseverando nell’assecondare la propria vocazione, a Istanbul ha trovato la sua ‘anima gemella’, il posto che piu’ di tutti sente di sua appartenenza.  ‘Istanbul è per me la cura di tutti i mali, è il mio posto nel mondo. Questo non significa che non la lascerò mai; sono però sicura che sarà lei a non lasciare mai me perché l’umanità e la vita di Istanbul, una volta che ti entrano dentro, non ti abbandonando facilmente’. Così esordisce Valentina, ancora alla scoperta della città sul Bosforo che, per quanto complessa, descrive come forte e resiliente. ‘Certe volte penso che questa città sia un’utopia, una cosa troppo bella per essere vera. Eppure lo è, e io ho la fortuna di chiamarla casa’, racconta, ricordando il percorso compiuto negli ultimi sette anni. Dopo essersi laureata in didattica delle lingue straniere presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Valentina parte prima per l’Olanda e poi per l’Australia dove a Melbourne avvia la sua carriera.  Dopo il rientro in Italia, decide di ripartire alla volta di Istanbul da dove le arriva un’importante chiamata di lavoro. Era il 2016 e oggi la dottoressa Elmetti è coordinatrice della sezione di italianistica del Politecnico di Istanbul, ma non solo. E’ anche coordinatrice del gruppo LEND di Istanbul per la formazione di docenti di lingua e recentemente è entrata a far parte del board del Circolo Roma, un’associazione culturale ponte tra Italia e Turchia, per la quale si occupa principalmente della parte educativa e didattica. Nonostante gli impegni curriculari, Valentina è attiva su più fronti, il cui filo conduttore sono gli stereotipi di genere nella lingua e in generale nell’educazione come strumento di empowerment femminile, filone di ricerca su cui si esplicano i suoi interessi. ‘ Nel 2014 ho co-fondato ONAR ISTANBUL,  una NGO turca in supporto alle donne straniere e turche. Oltre a esserne stata vicepresidente, mi sono occupata della sezione educativa cioè della creazione e implementazione di progetti per la sensibilizzazione alle tematiche di genere nelle scuole’, spiega per poi sottolineare: ‘L’esperienza di ONAR mi ha fatto crescere molto e ha portato me e le mie compagne di viaggio a lanciare un nuovo progetto, Inspiring Girls Turkiye (IGT), all’interno del progetto internazionale di Inspiring Girls nato nel Regno Unito e oggi presente in più di 20 Paesi. L’obbiettivo di IGTT è educare e incentivare bambine e adolescenti al perseguimento di carriere non convenzionali per abbattere barriere di genere, sociali e politiche e permettere a qualsiasi bambina in qualsiasi paese del mondo di realizzare il suo vero sogno, e non tenerlo nel famoso “cassetto”’.  E’ un rapporto profondo, dunque, quello tra Valentina e la Turchia, che si basa sul grande legame con la lingua, prima di tutto. ‘Non che il turco sia semplice da imparare, ma ho provato ad abbracciarlo da subito, ovviamente c’è voluto tempo per acquisire la minima padronanza che ho ora, però mi piace e soprattutto è necessario per vivere autenticamente il Paese; ha molta logica, come i suoi parlanti’, specifica, confidando di aver fatto proprie alcune tradizioni come il grande rispetto che c’è per le persone anziane e il rituale del gustare un caffè con calma nel fine settimana, lasciando che lo ore scorrano tra chiacchiere, un po’ di gossip e tempo condiviso. ‘Ho imparato che la società turca mette ancora al centro la persona e quindi il passaparola, le reti sociali sono da coltivare e arricchire sempre. Il popolo turco per sua natura si reinventa continuamente e questa è un concetto un po' lontano dalla “staticità” italiana, ma più vicino ad altre culture che ho vissuto, per esempio quella australiana’, chiarisce con una certa attenzione per i dettagli e profondità di osservazione. ‘Per diverse ragioni e anche necessità, Istanbul mi ha sempre offerto nuovi punti di vista e prospettive e penso che la flessibilità e la morbidezza che rappresenta la cultura turca io l’abbia assimilata a pieno. “Tutto quello che deve funzionare, abbi fiducia che funzionerà se hai fatto le cose per bene.  Nel frattempo siediti e bevi un çay” è un po’ la filosofia dietro’, chiosa Valentina hoca.  Nelle sue parole si avverte un’affezione profonda e un gran senso di coinvolgimento nella quotidianità che la circonda e di cui si circonda. ‘Mi sono lanciata verso questa avventura senza veramente sapere niente di questo Paese e non potevo fare cosa migliore. La percezione della Turchia in Italia è una totale misperception, i media non aiutano in questo ed è anche compito nostro, che invece la conosciamo veramente, professarne il vero valore senza fronzoli o ghirigori, ma comunque  in maniera oggettiva’, ammonisce. ‘La gente che abbandona i pregiudizi e arriva in Turchia torna a casa con un’idea completamente opposta a quella con cui era partita: è questo il vero potere di questo Paese. Non è un Paese perfetto, ma quale lo è?. Certo, la città di Istanbul non è rappresentativa di tutta la nazione, ma in ogni caso molto spesso ho provato risentimento per l’immagine che si dava di questo Paese in Italia.  L’Italia al contrario è amata e rispettata in Turchia.  Tutti hanno una buona storia da condividere su un vecchio vicino di casa, negoziante, amico, maestro italiano, prosegue, dicendosi magicamente sorpresa dalle peculiarità dei turchi, la cui bellezza sta nella loro umanita’. ‘La gente turca  la trovo semplice, senza fronzoli, reale, curiosa, molto avanti in tante cose ma sempre con i piedi ben piantati nella tradizione’, conclude. E immersi nel meraviglioso che Valentina Elmetti ci ha fatto scoprire, la ringraziamo per i suoi sforzi continui a costruire ponti culturali ed umani augurandole buon lavoro. Iyi Çalişmalar dileriz.

 

A cura di Valeria Giannotta



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