Turchia chiama Italia

In viaggio in Italia sulle orme dei turchi

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Turchia chiama Italia

Viaggiare per l’Italia, soprattutto nella sua parte piu’ meridionale,  e apprezzarne le ricchezze culturali, riporta inevitabilmente allo splendore del Vicino Oriente. Non di rado, infatti, capita di imbattersi in architetture e culti di mondi apparentemente lontani, ma in verita’ molto prossimi. I frequenti riferimenti alle incursioni del passato e l’imponenza di certi monumenti si presentano al visitatore come un monito a prestare  la giusta attenzione a tutte le fusioni culturali che, impresse nella storia, hanno forgiato luoghi e tradizioni. E certamente non si puo’ fare a meno di notare quanto di turco e del suo patrimonio ci sia nei borghi del sud italiano. La Calabria, ultima regione della penisola e l’unica con piu’ di 700 km di costa ,per lo piu’ esposta su due mari, nell’asprezza del proprio territorio, intervallato da centri crocevia di popoli, trasuda molto dei miti del passato e delle genti che l’hanno attraversata. In un bacino noto ai piu’ come ‘Magna Grecia’ in verita’ si ergono le vestigia dell’incontro con  saraceni, bizantini, ottomani, oggi vastamente rievocato e simbolizzato. Non e’ un caso, dunque, che camminando nel parco archeologico di Capo Colonna, nella zona di Isola Capo Rizzuto nel crotonese, l’attenzione ricada sulla piccola chiesetta che si erge timidamente alla fine di una piazzetta a ridosso del mare. Il Santuario e’ dedicato alla Beata Vergine Maria ed e’ sede di un culto profondamente sentito. La pratica devozionale e’ connessa alle vicende di un quadro e al tentativo degli ottomani di distruggerlo. Nel giugno 1519 l’immagine sacra sarebbe caduta nelle loro mani e poi gettata in un rogo, ma le fiamme non la bruciarono. Venne comunque deciso di trafugarla, facendo rotta verso la foce del fiume Neto, ma la galea si blocco’ e i turchi gettarono in mare la tela che venne ripescata e nascosta da un abitane del luogo. La leggenda narra che successivamente nel 1638 i turchi assedianti la citta’ di Crotone, vedendo la tela, spaventati batterono in ritirata. Mentre l’icona e’ oggi conservata nella Cattedrale di Crotone, Capo Colonna e’ meta della processione che ogni anno muove dalla citta’ in onore di Maria. Sempre in zona, arroccata nella Valle del Neto, il borgo di Santa Severina racconta la storia millenaria del poprio passato dall’alto di un promontorio su cui si affaccia un maestoso castello. Qua si attestarono diverse presenze, tra cui quella araba e bizantina che hanno lasciato eredita’ importanti. Sotta la dominazione bizantina (VII-XI sec) la Calabria si trovo’ costretta a fortificarsi e molti abitanti delle antiche citta’ costiere per proteggersi dalle continue incursioni piratesche si spostarono nell’entroterra, fondando nuovi centri abitati. L’esodo comporto’ una nuova amministrazione politica ed amministrativa del territorio e vennero costruite torri civiche e difensive. Il Castello di Santa Severina rappresenta tutte le stratificazioni culturali occorse nel suo centro urbano, di cui rimane particolarmente evidente la struttura bizantina risalente al IX secolo. Anche il Castello di Capo Spulico nella sua imponenza esprime la multidimensionalita’ delle contaminazioni culturali su cui si e’ eretto. La sua funzione e posizione riflette la stessa ragione d’essere di un’altra bellezza locale: la rocca di Le Castella  che altro non e’ che uno splendido isolotto fortificato, all’epoca meta continua di incursioni saracene.La difesa verso il nemico turco o turchesco che arriva dal mare, dunque, e’ il motivo dell’esistenza delle numerose torri che si susseguono sul litorale calabrese, ritenuto un punto di approdo ideale per l’approvvigionamento. Ognuno di questi spot di avvistamento porta con se’ una storia di conquiste che ci riconduce inevitabilmente in Turchia: Torre Vecchia di Capo Alice, su base quadrata, risalirebbe al 1569 e nel 1598 venne assalita dal pasha Cicala’;  anche Torre Melissa, su base circolare, fu presubilmente costruita nel 1598 per fronteggiare i turcheschi guidati dallo stesso condottiero. A testimonianza della forte penetrazione saracena nel tessuto calabro in alcune citta’ sono ancora visibili i resti dei mercati saraceni in cui avvenivano scambi con l’oriente. Le navi che approdavano in quei luoghi portavano merci da una parte all’altra in base alle esigenze. Nel corso delle incursioni, inoltre, si stabilirono in Calabria i monaci Basiliani che tentavano di resistere  alla sottomissione da pare degli invasori musulmani. I monasteri divennero celebri per essere luogo di un esteso patrimonio letterario e artistico.  Oggi a una tale ricchezza storica che, seppur in avversita’,  ha contribuito ad avvicinare due mondi creando legami imprescindibili, si accompagna il calore delle persone, tratto condiviso con i turchi.



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