Turchia chiama Italia

I successi turchi sulle strofe dei piu’ grandi cantautori italiani.

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Turchia chiama Italia

Che Italia e Turchia siano unite anche dalla comune inclinazione musicale e’ facilmente intuibile, ma il fatto che molti celebri testi italiani siano stati riprodotti in turco e presentati da importanti voci locali e’ forse un dato non molto noto. La grande passione verso i repertori nostrani e’ stata testimoniata anche recentemente nella triste occassione della scomparsa della cantante Milva, il 23 aprile scorso, i cui successi sono stati pubblicati anche al di la’ del Bosforo. Di quella che e’ ricordata come ‘La Pantera di Goro’ sono celebri i pezzi ‘Guarda che Luna’ e ‘Da Troppo Tempo’, reinterpretati da Ayten Alpman in ‘Beni Unutma’ e ‘Tek Başına’. Quest’ultimo e’ stato poi riproposto dalla celebre Nilüfer e da Sertab Erener. Ma non e’ tutto, della cantautrice dalla rossa chioma e’ molto diffusa la versione turca di ‘O Bella Ciao’ (Sen Sen Sen) di Mehmet Taneri. In Turchia, infatti, e’ prassi comune riproporre nella propria lingua gli arrangiamenti di canzoni straniere, spesso con titoli non tradotti fedelmente,  e per questo motivo definite ‘canzoni di seconda mano’ ( ikinci el şarkılar). Tra i cantanti che ne hanno realizzate di piu’ spicca il nome di Ajda Pekkan che ha riprodotto  brani di successo dei piu’ famosi cantautori italiani degli anni ’60 e ’70, tra cui spicca Mina con ‘Ancora, Ancora, Ancora’ (Aldatma); ‘Mi Mandi Rose’ (Kim Olsa Anlatır); ‘E Penso a Te’ (Seninleyim); ‘Senza Fiato’ (Son Yolcu); ‘Il Cigno Dell’Amore’ (Düşünme Hiç);’Giorni’ (Ya Sonra); ‘Parole Parole Parole’ (Palavra Palavra). Nel suo repertorio compaiono anche i Ricchi e Poveri con ‘Come Vorrei’ (Kim Derse Ki) e ‘Cosa Sei’ (Yolculuk); ‘Si e’ Spento il Sole’ (On Yedi Yaşinda) di Adriano Celentano; ‘C’est Venice’ (Sevgiler Ölünceye Kadar) di Toto Cutugno; ‘Norma Mia’ (Milyonzade) e ‘Se Mi Lasci Non Vale’ (Yeniden Başlasin), rispettivamente di Tony Dallara e Luciano Rossi.  Mentre lo stesso testo di Dallara e’ diventato ‘N’olur Yapma’ con lham Gencer e ‘Gidiyor Elden Gençlik’ con Ertan Anapa, Toto Cutugno e l’intramontabile ‘L’Italiano’  hanno ispirato Tuğba Özerk in ‘Derin Darbe’. L’elenco pero’ non si ferma qua: tra gli artisti acclamati dal pubblico di Anatolia compaiono anche Iva Zanicchi, il cui maggiore successo ‘Zingara’ e’ cantato da Ay-feri sotto il correspettivo ‘Falcı’; Raffaella Carra’ con il sempre verde ‘A Far L’Amore Comincia Tu’, diventato ‘Bilenler Kazanıyor’ con Ayla Algan e ‘Sakın Sakın Ha’ con Nez. Tra le donne che hanno contribuito a fare la storia della musica italiana e  che sono molto apprezzate in Turchia spiccano Nada, famosa per il suo ‘Ma Che Freddo Fa’, riarrangiato dalla cantante turca di origine armena ‘Nonna Bella’ in ‘Böyle Bu Dünya’ e da Kamuran Akkor in ‘Arkadaş yok’. Della prima è conosciuta anche la rivisitazione ‘Hapsu’ de ‘Il Raffreddore’ di Rita Pavone. L’energica Marcella Bella è stata interpretata da Nilüfer, che ha reso ‘Io Domani’ in ‘O Sevince’, e da Füsün Önal, che con ‘Fakir Kızın Öyküsü’ ha richiamato ‘Sicilia Antica’. Pezzi di nicchia che, tuttavia, dimostrano una certa cura nella selezione oltre che una grande capacità di adattamento e di performance, fattori non da poco soprattutto quando l’artista da cui si attinge si contraddistingue per l’unicità dei propri toni. E così che Mia Martini e il suo ‘Quante Volte’ sono state fonte di ispirazione per ‘Sana Doğru’ di Yeşim Salkım mentre ‘Rabbia Libertà E Fantasia’ dalla voce di Ornella Vanoni si è trasformata in ‘Ben Erkek Olsaydım’ con Nükhet Duru. Certamente, alla già nutrita lista non può mancare un pezzo e una cantautrice a cui molti italiani tengono molto,  Patty Pravo e la sua ‘Bambola’, che in Turchia hanno preso le sembianze di Fatoş Balkır con ‘Artık Çok Geç’. C’è poi l’irriducibile Orietta Berti, il cui pezzo ‘Omar’ in turco è ‘Onlar’ ed è cantato da Neco. Ovviamente, la voce italiana più celebre in assoluto in tutto il mondo è  stata oggetto di ampie attenzioni anche in Turchia e non solo da parte della Pekkan: Mina (A Chi)  è stata reinterpretata da Gün Yüksel (Ağla ki) e da Nilüfer con ‘Kaybettiğim Dünya’, versione turca di ‘Sensazione’. Al famoso duetto con Alberto Lupo hanno posto la propria firma anche Bülent Nargaz e Pınar Aylin. Come non conoscere la celebre canzone ‘Mamma’ di Beniamino Gigli? Questa in Turchia è stata tradotta in ‘Inan Bana’ e portata in scena da Ayten Alpman mentre  l’altro grande classico ‘Portofino’ di Vittorio Paltrinieri con il volto di Berkant ha ricevuto il titolo ‘Beni Biraz Dinler misiniz?’.  Sergio Endrigo, il cantautore che nella sua carriera ha collaborato con  scrittori importanti come Rodari, Pasolini e Ungaretti è talmente apprezzato dal pubblico turco  che le strofe di ‘Canzone per te’ sono state riprese sia da Erol Evgin in ‘Eski Günler’ che da Ferdi Özbeğen in ‘Öyle Küçük Ki’. Tracce di un altro mito italiano, Luigi Tenco, si trovano nell’album di Semiramis Pekkan con il riarrangiamento di ‘Ho Capito che Ti Amo’ ( O karanlık Gecelerde). In fondo i grandi delle canzone italiana, da Adriano Celentano a Nicola di Bari, passando da Peppino Gagliardi e Tony Cucchiara, sono tutti presenti nei remake turchi. Particolarmente apprezzata è ‘24.000 Baci’ di Celentano, diventata ‘Ateşle Oyun’ per mano di Oya-Bora e la celebre ‘Il Cuore e’ uno Zingaro’ di Di Bari, presentata sia da Gökhan Abur (Palyaçodan Başka Neyim?) che da Özdemir Erdoğan (Bahar Gelince). Insomma, se molti e svariati sono gli esempi dell’influenza melodica italiana nelle performance di artisti turchi, tra questi non può mancare quello che è un ever-green della canzonetta italiana, il vero tormentone transgenerazionale che, invocando ‘Marina’ mette di buon umore sia adulti che bambini: il brano di Marino Marino con la sua cadenza ritmata è arrivato anche in Anatolia, perfettamente interpretato da Gönül Yazar nella sua ‘Kara Kedi Geçti’. Non c’è che dire, la musica come linguaggio universale assolve perfettamente la funzione di unire le persone e sigillare legami importanti non solo tra persone, ma anche tra interi popoli e Paesi.

 

A cura di Valeria Giannotta

 



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