Turchia chiama Italia

‘Dopo ogni notte buia, c’e’ il mattino’

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Turchia chiama Italia

Si usa dire che ‘dietro a ogni crisi ci sono delle opportunita’’ e  che ‘i veri amici si vedono nel momento del bisogno’, in fondo e’ cosi’. In questo stesso spirito poco piu’ di un anno fa giungeva in Italia dalla Turchia un carico di aiuti sanitari accompagnati dalle parole di Rumi: ‘Dietro i momenti privi di speranza, ci sono tante speranze.. Dietro i momenti bui, ci sono tanti soli’. Un gesto impresso nella memoria, che in momento di massima difficolta’ ha aiutato gli italiani a trovare un po’ di conforto. Oggi che ci troviamo ad assistere a una crisi diplomatica tra Italia e Turchia quelle frasi risuonano piu’ che mai famigliari. Nei social networks molti utenti turchi e italiani hanno riproposto quell’immagine, sottolineando che la tensione a cui stiamo assistendo noha nulla a che vedere con il profondo sentimento di amicizia e stima che lega i due Paesi. Una simpatia istintiva con radici profonde che affondano in una lunga storia condivisa, nell’appartenenza allo stesso Mare e allo stesso sistema valoriale. ‘Turchi e Italiani, una faccia e una razza’, si dice a ragione. I nostri rapporti si sono costruiti e cementati su principi e approcci condivisi, su complementarieta’ che con il tempo si sono saldate al punto di vantare primati importanti in diversi settori, da quello economico e industriale a quello politico diplomatico. L’affinita’ e comprensione reciproca e’ servita anche a livello strategico, agevolando il dialogo in dossier cruciali con interlocutori ostici. Ma lasciando la politica da parte, cio’ che emerge dai continui contatti culturali e’ la profonda capacita’ di entrambi i Paesi di accomodare l’altro. In queste colonne abbiamo spesso parlato della grande facilita’ a dialogare, dell’agio che turchi e italiani provano nel vivere rispettivamente in Italia e in Turchia, della sensazione di famigliarita’ che si prova nell’interfacciarsi , delle importanti interconnessioni che ci legano. Questi sono tutti elementi che onorano le nostre relazioni, su cui tanto si puo’ dire, ma che rimangono inscalfibili perche’, al netto di tutto, fanno parte della nostra componente umana e del comun sentire. Svariate e importanti sono le testimonianze raccolte in questo senso, che certamente onorano il detto che ‘Italia e Turchia sono qualcosa di piu’ che semplici amici’. Lo abbiamo raccontato e continuiamo a farlo tramite le esperienze di chi, vivendo questi Paesi, puo’ fornisci una visione della realta’ per come e’, scevra da ideologie o interpretazioni, perche’vissuta dall’interno. La realta’ del quotidiano, di piccoli gesti che dicono tanto, di opportunita’ professionali ed economiche, di crescita umana e personale, di esperienza di vita. Di quelle che avvolgono perche’ fanno sentire a casa, parte di una comunita’ e di tradizioni condivise. Sulla Turchia impeversa oggi piu’ che mai un rumoroso polverone, su cui si sono costruite tesi, posizioni politiche, dichiarazioni e commenti. Lungi da noi farci coinvolgere in certe diatribe; ci atteniamo al vissuto, a quello riportato dai protagonisti di ‘Turchia chiama Italia’, a fatti concreti.  Tra questi e’ emerso un dato inequivocabile e indiscutibile: l’immensa generosita’ e accoglienza dei turchi. Noi tutti abbiamo avuto a che fare con la spontanea ritualita’ verso il misafir (ospite): c’e’ chi ha scherzosamente parlato dell’insistenza nell’offrire çay e dolcetti; chi  ricorda con piacere la convivialita’ nei momenti di pausa lavorativa; chi si e’ fatto coinvolgere dalla tradizionale kahavaltı; chi con il sorriso racconta di non essersi mai sentito solo, pur non parlando la lingua; chi ripercorre espisodi di incontro con sconosciuti che non hanno lesinato ad accordare aiuto e supporto come si farebbe con un vecchio amico; chi ancora narra di esperienze umane uniche, possibili ‘solo in Turchia’; chi ha descritto perfettamente il cuore grande dei turchi. Tanti sono gli aneddoti in questo senso, che cristallizzano una caratteristica propria della Turchia e della sua gente. ‘L’ospite e’come la corona sulla nostra testa’/ Misafir baş tacı edilir’, si usa dire in Anatolia. E’ semplicemente cosi’. Risulta, dunque, difficile pensare che possa mancare intenzionalmente una sedia per l’ospite nelle stanze del piu’ importante palazzo del Paese. Certo, questa e’ un’osservazione personale e non me ne vogliate se per una volta anche io aggiungo una mia nota, condividendo del vissuto. A proposito di sedia, una volta, tornando dall’Italia in attesa della coincidenza per Ankara, avevo assoluto bisogno di caricare il cellulare. Nella sala d’imbarco tutti i sedili erano occupati, ma ho trovato una presa in un posto nascosto dietro a un buffet che vendeva simit cosi’ mi sono seduta per terra, curando il telefono. Improvvisamente un uomo si avvicina, portandomi una sedia. Quell’ ‘Hanımefendi’ (Signora) e’ stato il piu’ sorprendente e forse il piu’ emozionante di tante altre gentilezze vissute in Turchia. Cosi’ spontaneo e aperto, detto con il cuore di chi con occhi attenti, riuscendo a scorgermi nella massa, indendeva mettermi a proprio agio. Perche’, diciamocelo, una Signora non puo’ stare in un angolo,  per di piu’ sul pavimento! Una piccola attenzione, ma di una grandezza immensa.  E’ valsa piu’ di un abbraccio,d quelli che ti fanno sentire a casa. In Turchia gli ospiti sono trattati con altissimo rispetto, e’ una questione culturale, fa parte del DNA sociale. Gesti, poche parole che a volte possono risultare superflue, tante altre fuori contesto o addirittura errate. Noi che alle parole teniamo molto, basandoci sulla sostanza delle cose, confidiamo che lo spirito di amicizia tra Italia e Turchia prevalga sulla crisi. ‘Her karanlık gecenın bır sabahı vardır’/ ‘Dopo ogni notte buia c’e’ il mattino’, scrive il poeta Mehmet Akıf Ersoy. E sulle sue note, l’augurio e’ che continueremo a procedere mano nella mano! Her zaman el ele!

 

A cura di Valeria Giannotta

 



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