Turchia chiama Italia

L'ottima complementarietà italo-turca

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Turchia chiama Italia

Che la complementarietà economica e industriale tra Italia e Turchia sia ben consolidata è ormai un dato di fatto. In questo ambito si è già detto tanto , ma c'è ancora molto altro da sviscerare Lo scorso 25 Febbraio l'Ufficio degli Investimenti della Presidenza della Repubblica di Turchia e Confindustria, la Confederazione delle industrie italiane, hanno congiuntamente organizzato il seminario "La protezione del diritto di proprietà intellettuale e i brevetti in Turchia" a cui, oltre ai rappresentanti delle organizzazione sponsor, hanno preso parte importanti esponenti istituzionali del settore. L'enfasi sulla legislazione e sui procedimenti in materia di proprietà intellettuale e di brevetti è certamente dovuta, se si considera la partnership strategica che esiste tra le aziende italiane e quelle turche. Ma non solo. Massimizzare la già esistente cooperazione industriale significa puntare sull'innovazione, soprattutto tecnologica. "Anche grazie alla sua posizione geografica la Turchia è un'importante destinazione per gli investimenti italiani; qua ad oggi operano più di 1400 aziende italiane, e di queste l'87% ha un elevato grado di soddisfazione", afferma Yasemin Esenlik, manager dell'unità degli uffici oltreoceano di Invest in Turkey. Certamente, in un momento storico in cui il Covid-19 ha posto purtroppo grandi sfide, vi sono anche margini di opportunità. In questo la Turchia, come crescente economia del G-20 con una popolazione giovane e dinamica, gioca un ruolo chiave a livello di Global Value Chain. In altre parole, come sottolinea la stessa dottoressa Yasemin: "La Turchia è una posizione strategica per le aziende che intendono operare a livello globale e la tutela della proprietà intellettuale è un aspetto cardine per lo sviluppo industriale".  Con uno sguardo approfondito all'ecosistema turco per gli investimenti e gli incentivi, è  dovuto il riferimento allo scambio commerciale con l'Italia. Il Bel Paese è, infatti, il terzo partner mondiale con un perfetto equilibrio tra import ed export. Questo è un dato da non sottovalutare soprattutto in una logica comparata, considerando che la Germania, pur essendo al primo posto, presenta un considerevole squilibrio. A livello bilaterale, tra il 2002 e il 2020 l'investimento italiano diretto in Turchia è stato di 4.7 miliardi di dollari e nel 2020 l'Italia si è attestata come primo investitore. Senza dubbio, la Turchia ha una base manifatturiera altamente diversificata con importanti connessioni e riflessi sulla Global Value Chain. Secondo i dati governativi, nel settore dell'automotive la Turchia è il quindicesimo produttore a livello globale mentre per ciò che concerne i macchinari e le attrezzature elettriche sarebbe il primo a livello europeo. Considerevoli, inoltre, sono gli investimenti nel settore aerospaziale e della difesa, dell'energia e dell'agroalimentare. Importanti sono anche i capitali diretti nelle infrastrutture, con 127 miliardi di dollari allocati in partnership pubbliche e private tra il 2003 e il 2020, e nel settore finanziario, in cui più recentemente si è assistito a un importante sviluppo digitale. Inoltre, Ankara ha implementato nuovi piani per gli investimenti nelle energie rinnovabili. In generale, dunque, il clima per attrarre investimenti si presenta competitivo: le restrizioni agli FDI sono minime, 75 sono gli accordi bilaterali per proteggere gli investimenti mentre esistono accordi per evitare la doppia tassazione con 80 Paesi. A tutti questi fattori, vi è da aggiungere la disponibilità di un capitale umano molto qualificato e il costo relativamente basso della forza lavoro. L'esistenza di una rete di libero scambio  è un altro elemento che consente alle multinazionali di accedere ai mercati regionali dalla Turchia senza restrizioni doganali. In riferimento all'innovazione industriale, il Paese della Mezzaluna presenta un cospicuo numero di Technopark (72 più 15 in fase di completamento), di Centri di Ricerca e Sviluppo (1242) e un'elevata qualità accademica (10 università turche compaiono nella lista internazionale delle 1000 università migliori al mondo). Ecco che in tale contesto l'efficacia del sistema relativo alla proprietà intellettuale diviene una discriminante importante. "La Turchia è la diciannovesima economia mondiale ed è al decimo posto - subito dopo l'Italia- come residenza di attività della proprietà intellettuale a livello globale", ha spiegato Habip Asan, Presidente dell'ufficio Brevetti di Turchia, riferendosi anche all'adozione del codice di proprietà intellettuale, strumento utile per migliorare complessivamente il sistema già in linea agli standard internazionali ed europei. All'evento hanno partecipato anche Erdem Kaya, Presidente dell'Unione internazionale dei brevetti, fondata nel 1999 con l'esplicita missione di creare consapevolezza riguardo alla proprietà intellettuale; Devrim Ȍzaydin, rappresentante del gruppo di lavoro su Proprietà Intellettuale e Ricerca e Sviluppo di TÜSIAD e Meryem Ipeklıoğlu, dell'Agenzia per il commercio italiano (ITA), che hanno arricchito il panel  con illuminanti contributi in materia. Insomma, ancora una volta Italia e Turchia si confermano complementari e ottimi partner industriali.

A cura di Valeria Giannotta



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