Turchia chiama Italia

Un po’ di Turchia fa bene a tutti

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Turchia chiama Italia

Per i giovani turchi quello attuale e’ un  periodo di scelte importanti, oltre che la conclusione di un ciclo. Da una parte, infatti, la fine dell’anno accademico spinge gli studenti a compiere uno sforzo ulteriore per raccogliere i frutti del lavoro svolto fino ad ora, dall’altra i piu’ giovani si trovano a dover affrontare gli esami di ingresso alle universita’. Quello turco e’ un sistema centralizzato con un esame finale pianificato a livello statale mirato a valutare la perfomance e a indicare il percorso universitario ideale in base al punteggio ottenuto. Oggi in Turchia gli atenei di istruzione superiore sono numerosi e rientrano in tre tiplogie: le scuole di formazione professionale; gli istituti privati, nati su iniziativa di fondazioni,  e  le università pubbliche. Secondo le stime dello YÖK, il Consiglio per l’Istruzione Superiore, il numero totale degli istituti è 207, di cui 5 sono scuole di formazione, 129 le università pubbliche e 73 le università private. L’offerta formativa nella sua varietà richiama molti studenti internazionali, provenienti da diversi Paesi, tra cui l’Italia. Con l’obiettivo di proseguire nel proprio percorso di studi, ma in un contesto più competitivo e meritocratico, Ester, Angelo e Consuelo Emilj sono giunti in Turchia, accomunati dalla stessa voglia di mettersi in gioco. Il punto di contatto delle rispettive esperienze e’ il programma di borse di studio Türkiye Bursları, attivo dal 2012 per iniziativa della Presidenza dei turchi all’estero e delle relative comunità (YTB), che, fornendo supporto finanziario per l’istruzione, è ideato per garantire le spese di alloggio e copertura sanitaria durante il periodo di formazione. Per alcuni di loro le Türkiye Bursları sono state una  sorpresa inaspettata, in cui ci si è imbattuti per caso navigando su internet o dietro suggerimento di chi era già a conoscenza del sistema turco. Angelo, al contrario, aveva precedentemente vissuto in Turchia per un breve periodo come studente Erasmus. ‘Rimasi folgorato dal Paese, dalla sua storia e cultura, ma anche dalle sue particolarità nel campo politico e sociale. E, ovviamente, rimasi abbagliato da Istanbul. Quando decisi di riprendere a studiare, nel 2016, non potevo che riprendere da dove avevo lasciato e quindi rieccomi qui’, afferma orgoglioso, spiegando che attualmente è dottorando in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all’ Università Sabahattin Zaim. Anche Ester ha scelto l’antica Costantinopoli come meta dei suoi studi, certa che in questa città avrebbe avuto ampie opportunità di ricerca in termini di archivi, fonti storiche, biblioteche e altro materiale.  All’università di Marmara sta completando il dottorato in Scienze Linguistiche con un focus proprio sulla lingua turca e sul suo rapporto con la società che la parla. La capitale Ankara, invece, e’ stata la destinazione di Consuelo Emilj che, dopo aver conseguito il master presso l’Università Hacettepe, ha ottenuto una nuova borsa di studio per il PhD in ambito artistico. ‘Sapevo ben poco della Turchia. Lontana perfino dalle mie mete turistiche, le uniche conoscenze in mio possesso riguardavano perlopiù il panorama storico. Senza pensarci e senza ascoltare i timori e le preoccupazioni della mia famiglia, ho fatto le valigie e ho preso il primo aereo per la Turchia’, racconta. Ragazzi determinati, caparbi e curiosi che non ci hanno pensato due volte a partire, non curanti dei pareri discordi di parenti e amici.  Una volta arrivati, non si sono certo fatti abbattere dalle prime difficoltà.  Tutti concordi che il principale ostacolo inziale sia la lingua; ognuno ha trovato il modo per andare avanti con coraggio, tentando di traslare il negativo in positivo. I problemi nell’aver a che fare con la burocrazia, considerata ‘macchinosa e a volte machiavellica’, e quelli incontrati nella didattica sono certamente parte della vita di expat, ma ciò che davvero conta è la motivazione ed il contesto. ‘Sono una persona abbastanza ottimista, una volta superate le difficoltà tendo a dimenticarle’, dice Ester, specificando che, comunque, ’tutto è stato superato grazie al calore e alla generosità dei turchi, sempre molto disponibili ad aiutare gli altri, ospitali e umani’. In fondo, adattarsi a vivere in Turchia non è stato difficile per nessuno di loro, anzi nell’intraprendere un cammino del genere sembrano esserci benefici concreti. Le esperienze e competenze acquisite dal punto di vista accademico, anche grazie all’attenta e scrupolosa supervisione dei relatori; i numerosi incontri con persone qualificate dai background più disparati; ma anche gli sforzi nell’imparare una lingua diversa e nel capire una cultura che, per quanto vicina possa apparire, non è comunque uguale alla propria, oltre ad essere un vantaggio, sono anche importanti fattori di sviluppo personale. ‘Per un ricercatore, specialmente in ambito sociale, queste competenze sono molto utili e possono essere acquisite solo studiando sul campo’, specifica Angelo ricalcando lo stesso pensiero di Ester che in questa esperienza afferma di aver imparato molte cose, ‘ma soprattutto mi hanno dato la possibilità’ di conoscere realtà che- restando in Italia- avrei continuato a vedere solo da lontano’, enfatizza. ‘A me non dispiacerebbe fermarmi in maniera stabile ad Ankara. E’ una città che ho imparato ad amare, nonostante il clima e l'assenza del mare; mi trovo molto bene con i suoi abitanti’, confida Consuelo Emilj, riconoscendo che ‘verso la Turchia esistono approcci pregiudiziali e punti di vista spesso non dettati dalla conoscenza della realtà’. Tuttora, purtroppo, ‘le università turche, anche quelle più famose, sembrano essere considerate meno prestigiose rispetto alle loro controparti europee o americane, secondo me senza motivo’, continua Angelo. In altre parole, la Turchia sembra avere tutte le carte in regola per essere un vero e proprio trampolino di lancio professionale e chi la sta vivendo non esclude la possibilità’ di rimanerci una volta concluso il proprio percorso di studi. La Turchia e’ un po’ anche casa, e’ un riflesso delle belle qualità dei suoi abitanti: ospitali, disponibili, generosi; ma e’ anche un quadro variopinto, un insieme di colori e profumi che rimanda all’accoglienza e allo stesso tempo all’orgoglio nazionalista. E’ una terra unica, complessa e sfaccettata, eppure allo stesso tempo molto amichevole. Ester, Angelo ed Emilj lo dicono chiaramente: la Turchia rimanda le energie proprie dei turchi, percepiti gentili, generalmente poco formali, orgogliosi, ostinati e talvolta un po’ permalosi, esattamente come gli italiani. ‘Sono un popolo che ama la propria patria e crede negli ideali di nazione, lealtà e sacrificio. Basti pensare all'anniversario della morte di Atatürk, il 10 novembre. La mattina di questo giorno, nell'orario esatto della sua morte, tutta la nazione si ferma per un minuto. Questo è per me interessante ed esplicativo del carattere dei turchi, devoti alla propria storia’, spiega Emilj.  Se amor di patria, spirito di fratellanza e solidarietà sono i tratti immediatamente intuibili di questa terra, per Ester è il tentato golpe del 15 Luglio 2016 a sintetizzare la peculiarità del Paese. ‘Ero qui da circa due anni, quella notte ho visto quanto questo popolo riesca ad essere unito nei momenti di difficoltà e superare le divergenze che normalmente esistono tra diversi gruppi sociali, modi di pensare e vivere’, afferma. Angelo, riferendosi al più recente carico di aiuti inviato dalla Presidenza della Repubblica di Turchia all’Italia come sostegno nella lotta contro il Covid-19, sottolinea la grandezza del cuore turco. ‘Nel corso degli anni, mi è capitato molte volte che amici, colleghi di università, ma anche estranei, volessero condividere qualsiasi cosa, da un bicchiere di çay a una fetta di dolce, ma mai mi sarei aspettato che un paese che affronta non solo una pandemia, ma anche una dura crisi economica, riuscisse a trovare modo e risorse per dare una mano a chi in quel momento ne aveva bisogno. Ecco, qui si vede secondo me tanto la generosità di questo popolo, quanto il loro orgoglio nell’ignorare le difficolta e andare avanti, nonostante tutto e tutti, a fare quel che ritengono giusto’, spiega. Non hanno dubbi i nostri amici: venire in Turchia per perfezionarsi nei propri studi potrebbe essere una scelta saggia per molti, dato il clima amichevole in cui si opera; la Turchia è un Paese complesso, ma straordinario, che condivide con l’Italia la cultura mediterranea ed è foriero di opportunità. Bravi a loro che, non sentendosi eccessivamente yabancı, continuano con successo nel proprio percorso. Personalmente, non posso che esprimere tutta la mia stima da Hoca a tre studenti coraggiosi - per di più calabresi e quindi motivo di soddisfazione maggiore per me, che ne condivido le origini- per essere un esempio vincente di tenacia. A ben guardare, anche la Calabria è una terra che, seppur altrettanto vituperata, e’ culla di grande fervore culturale e patria di nomi altosonanti come il giornalista e scrittore Corrado Alvaro che nel 1931 partì per la Turchia.  Proprio nella sua opera ‘Viaggio in Turchia’ afferma chiaramente che ‘il viaggio prolunga la vita’. Così nel loro itinerario anatolico Ester, Angelo e Consuelo Emilij non smettono di imparare e di arricchirsi sia personalmente che professionalmente. Chissà che non sia anche la comune provenienza geografica a spingere all’esplorazione oltre confine. Quel che è certo, in ogni caso, è la loro grande grinta e in fondo, come loro stessi suggeriscono, un po’ di Turchia fa bene a tutti. Arkadaşlar, Yolunuz açık olsun! (che le vostre strade siano sempre aperte, amici!).



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